CHIUSURA DEI NEGOZI, MAGLIA NERA ALLA SICILIA A CATANIA MUOIONO QUATTRO IMPRESE AL GIORNO

La proposta di Confesercenti nazionale: “Affitti a canone concordato per interrompere la desertificazione del centro e riduzione dell’Imu”

 Se i consumi, a dire degli economisti, lentamente sembrano ripartire, la crisi complessiva del commercio resta cronica. A Catania, come nel resto dell’Isola, nei primi otto mesi dell’anno hanno abbassato le saracinesche 892 negozi di commercio al dettaglio e 208 tra bar e ristoranti. Più di quattro aziende al giorno. La Sicilia detiene la maglia nera in Italia per diminuzione percentuale di esercizi più elevata: il 2,3%, un totale di 1433 negozi in meno rispetto ai primi otto mesi del 2014. La diminuzione degli esercizi riguarda tutti i settori merceologici. “Una lenta e progressiva resa dei piccoli commercianti con drammatiche conseguenze a livello occupazionale e sociale e con la desertificazione del centro storico – denuncia Salvo Politino, direttore di Confesercenti Catania – Come più volte denunciato sui negozi pesa la tassazione eccessiva e la liberalizzazione degli orari. I piccoli esercenti non riescono a restare aperti 365 giorni l’anno con orario continuato e questo non fa altro che far perdere quote di mercato in favore della grande distribuzione”. Per interrompere il flusso negativo e consentire il ripopolamento dei centri storici Confesercenti a livello nazionale chiede al governo di inserire nella prossima Legge di Stabilità un meccanismo cosiddetto “combinato”, una norma che permette di introdurre canoni concordati e cedolare secca anche per gli affitti locali commerciali. “Si tratta di un accordo – spiega Politino – tra i proprietari di immobili, le aziende e le amministrazioni locali che permetterebbe di ottenere un triplice vantaggio: ripartenza dell’economia, ripesa del mercato immobiliare e ripopolamento delle vie cittadine storicamente a vocazione commerciale. Da un punto di vista fiscale, questa operazione porterebbe al fisco, a livello centrale e locale, introiti per oltre 1,5 miliardi di euro. Ribadiamo inoltre la necessità e l’urgenza di ridurre l’aliquota Imu per gli immobili ad uso commerciale”.

 

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