Meeting Confesercenti 2015, Vivoli: “Puntare su pmi e turismo, sono il volano nostra economia”

Il Presidente al Meeting: a quando lo sgravio Irap per le imprese turistiche?

VIVOLI

“Prima di tutto vorrei salutare e ringraziare per aver accettato il nostro invito la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, e con lei il Vicepresidente Luigi di Majo ed il sottosegretario al Ministero dell’Economia, Pierpaolo Baretta. Un grazie anche a tutti i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e del mondo dell’imprenditoria ed a voi tutti, amici ed amiche della Confesercenti.

Vi do il benvenuto all’edizione 2015 del Meeting Confesercenti – afferma il presidente di Confesercenti Massimo Vivoli – il nostro ormai tradizionale appuntamento con l’approfondimento dei grandi temi politici ed economici. Quest’anno, come avete visto, abbiamo voluto aprire i lavori con un contributo video: le immagini hanno una forza ed un efficacia capaci di esprimere meglio di qualunque parola un concetto.

Quella dell’abusivismo è una realtà grave, importante, che abbiamo scelto di affrontare e di approfondire non soltanto perché ci riguarda da vicino, ma perché alimenta degrado economico e sociale. La giornata di domani sarà proprio dedicata all’analisi e alla quantificazione di questo fenomeno che non conosce crisi ed è in continua ascesa.Crisi economica ed un fisco opprimente hanno messo in ginocchio molte delle nostre imprese; ma sono le attività abusive a dar loro il colpo di grazia. Parliamo di un sistema di illegalità complesso e profondo, nel quale cresce e si alimenta anche la criminalità organizzata. E’ un problema per tutti, non per i soli imprenditori.

Ogni anno l’abusivismo sottrae miliardi di euro anche alle casse dell’erario, aprendo una voragine nei conti dello Stato che non possiamo e non dobbiamo permetterci. Vi do un’anticipazione: secondo le nostre analisi, se riuscissimo ad azzerare il fenomeno, lo stato recupererebbe circa 12 miliardi di euro di gettito ogni anno. Abbastanza da finanziare non solo il taglio dell’IMU e della Tasi sulla prima casa, ma anche l’estensione del Bonus fiscale ad una più vasta platea di cittadini. Mi auguro che nessuno vada più a dire alle Pmi che pagano regolarmente le tasse ed a quelle che non riescono a pagarle perché strangolare e sfinite, che in Italia le tasse non si possono diminuire perché l’evasione è troppo alta.

Ma c’è un’altra ragione per combattere l’abusivismo, oltre alla questione economica. Non è possibile assistere tutti i giorni, impotenti, al mancato rispetto di norme e regole, facendo finta di niente. Non è tolleranza, è colpevole indifferenza. Noi crediamo fortemente che il Paese, per arrivare davvero ad una svolta, abbia bisogno di un diverso approccio culturale alla legalità. Il tempo degli scandali, della corruzione, dei ‘sistemi’ deve finire. Ciascuno di noi deve cambiare, dando il suo contributo. Lo diciamo da sempre e da sempre ci impegniamo perché questo avvenga. Nella società civile e nell’economia le regole ed il loro rispetto sono fondamentali. Sono le basi sui cui costruire migliori modelli di sviluppo economico e sociale.

Il dovere di farle rispettare spetta ad ognuno di noi, ma è innegabile che Governo ed istituzioni giochino un ruolo fondamentale nel contrasto alla cultura dell’illegalità. A volte basterebbe poco. Anche solo incrociare – come hanno fatto i nostri uffici – le banche dati di camere di commercio, Inps ed agenzia delle entrate per individuare le imprese che operano in palese irregolarità. Un modo per lo Stato per recuperare non solo miliardi di euro sottratti al fisco, ma anche la fiducia di tutti gli imprenditori in regola che, ogni giorno subiscono la concorrenza delle realtà abusive e sono costretti ad innumerevoli adempimenti burocratici per continuare ad essere nella legalità. Un passo importante soprattutto in questa fase, in cui il Paese sta faticosamente cercando di uscire da una crisi economica che da oltre sette anni lo tiene al palo.

Finalmente, quest’anno, siamo riusciti ad agganciare la ripresa, anche ancora contenuta. Lo vedremo meglio tra poco nel quadro che abbiamo cercato di tracciare esaminando la congiuntura economica con Ref. Quest’anno il Pil italiano crescerà più del previsto: secondo le nostre stime dello 0,8%, poco meno di quanto annunciato. Un dato certamente positivo, anche se è bene specificare che si tratta ancora di una ripresa ‘tecnica’, talmente debole che famiglie ed imprese fanno fatica a percepirli, a percepire un reale cambiamento, restando in attesa di indicazioni più convincenti.

L’Italia continuerà a crescere anche nel prossimo biennio, anche se secondo le nostre stime lo farà ad un ritmo decisamente inferiore a quanto prospettato. A pesare, come avremo modo di argomentare, è il possibile crollo delle importazioni dei Paesi emergenti. I fatti della Cina ci hanno dato una prima avvisaglia: lo scenario internazionale, nei prossimi due anni, non sarà esente da rischi. Una ragione in più per puntare sul mercato interno, che garantisce una ripresa più stabile, al riparo dalle tempeste internazionali.

Anche il miglioramento del Pil registrato quest’anno, in effetti, va attribuito per la maggior parte proprio ai consumi. Il QE della Banca Centrale Europea, il calo del prezzo del petrolio, insieme al Bonus, hanno creato le circostanze per un inizio di recupero del potere d’acquisto e, quindi, della spesa delle famiglie, indirizzata soprattutto verso i beni durevoli, automobile in primis.

L’aumento, però, è dovuto in buona parte anche ai consumi turistici. Quest’estate il settore turismo ha dimostrato un particolare dinamismo, trainando il resto dell’economia. Secondo le nostre stime, gli arrivi internazionali sono aumentati e dovrebbero superare quest’anno quota 50milioni. Anche gli italiani sono tornati a fare ferie: quest’estate sono stati 2 milioni in più dello scorso anno, sebbene facciano ferie sempre più brevi.

Le condizioni meteo eccezionali e l’instabilità politica di alcuni Paesi del mediterraneo ci hanno aiutato. Il comparto può rappresentare il volano dell’economia italiana. A patto, però, che il turismo non venga espulso dall’agenda delle politiche di sviluppo economico, come invece sembra stia accadendo. Nonostante il buon andamento, l’estate 2015 ha messo in luce tutte le carenze che pesano sul turismo, dall’inaffidabilità dei trasporti aerei alla cronica carenza infrastrutturale. Invece di pensare a investire su un settore dalle potenzialità così elevate, però, si parla di aumentare la tassa di soggiorno e di inserire una nuova imposta sui viaggiatori. E’ incredibile: il turismo è il settore che potrebbe portarci fuori dalle secche della crisi ma, invece di sostenerlo, lo penalizziamo. Prima di tutto con la mancanza di investimenti in infrastrutture, soprattutto al Sud, in grado di sostenere ed incentivare la dinamica positiva nello sviluppo di nuove start up.

Il fisco italiano già tartassa i turisti in vacanza in Italia chiedendo loro circa 2,4 miliardi di euro l’anno. Una vera e propria stangata, dovuta non solo all’IVA sui prodotti turistici superiore di 1,5 punti alla media europea, ma anche ad una tassa di soggiorno particolarmente esosa. Resta la necessità di interventi a livello normativo, infrastrutturale, fiscale per consentire alle imprese di recuperare competitività, redditività e creare nuova occupazione per rilanciare questo settore di punta dell’economia italiana. Su questo punto vorrei sottolineare che la mancata estensione delle deduzioni Irap alle imprese stagionali è stata un’occasione mancata per dare nuovo impulso all’occupazione. Un errore a cui speriamo si rimedi al più presto.

L’eliminazione della componente lavoro dell’Irap, il Jobs Act gli sgravi contributivi hanno avuto un effetto positivo sull’occupazione. Purtroppo, però, hanno quasi completamente escluso le quasi quattro milioni di imprese individuali che esistono in Italia e che costituiscono oltre il 65% delle imprese italiane. Eppure, il tessuto imprenditoriale italiano è composto in larga parte di piccole e medie imprese, soprattutto piccole, molte delle quali sono state costrette negli ultimi anni ad arrendersi e ad abbassare le saracinesche nell’impossibilità di fronteggiare tasse e costi di gestione ormai insostenibili, a fronte di consumi troppo a lungo in calo verticale. Le altre lottano quotidianamente, districandosi tra il difficile accesso al credito, la burocrazia lenta e complessa, le tasse troppo alte, le scarse agevolazioni, i costi degli affitti e della gestione in continua crescita e così via.

L’importanza delle Pmi è stata spesso sbandierata ed altrettanto spesso sono stati annunciati interventi che però non sono mai stati realizzati. Ma le piccole e medie imprese sono realmente la componente più vitale della nostra economia, del nostro export, del mondo del lavoro. Lo dimostrano i dati: tra il 2012 ed il 2014 sono state aperte oltre 500mila nuove partite iva ogni anno. Di queste, circa il 23% riguardano il commercio, che è il settore che registra il maggior numero di aperture. Il 66% sono imprese individuali.

La strada dell’imprenditoria, l’apertura di piccole imprese commerciali o artigiane, rappresenta per molti giovani una delle pochissime alternative alla disoccupazione, all’inattività magari dopo anni di università, master e specializzazioni. Sono costretti ad inventarsi un lavoro avviando piccole attività. Troppo spesso, però, i giovani che tentano questa strada sono costretti a tornare indietro dopo poco tempo, schiacciati dalle difficoltà.
Gli ultimi dati mostrano un aumento dell’occupazione per gli over 50, mentre continua ad essere sempre più complicato trovare un inserimento lavorativo per i giovani, sempre più spesso costretti ad andare a cercare all’estero le opportunità che non riescono a trovare nel loro Paese.

Secondo le nostre analisi, la riforma Fornero ha tolto ai giovani la disponibilità di quasi un milione di posti di lavoro: tanti, infatti, sono stati i lavoratori over 55 trattenuti sul lavoro dall’innalzamento dell’età pensionabile. Dobbiamo agire subito, introducendo la flessibilità volontaria: la revisione della Fornero in questo senso è, per noi, il necessario completamento del Jobs Act. Anche perché la questione è destinata a porsi con ancora maggior forza nel futuro. Nel 2020 l’Italia avrà l’età pensionabile più alta d’Europa: un fattore che – combinato all’invecchiamento generale della popolazione – potrebbe rendere la situazione ancora più preoccupante per l’occupazione giovanile.
Noi ribadiamo la nostra disponibilità a dare un contributo, inserendo all’interno dei contratti di settore misure per la staffetta generazionale. Un intervento che agevoli il pensionamento anticipato volontario dei lavoratori più anziani, per assumere al loro posto dei giovani.
All’imprenditoria giovanile ed a quella femminile, come organizzazione di categoria, abbiamo dedicato grandissima attenzione, cercando di affiancare i futuri imprenditori e imprenditrici dalla fase di gestazione al momento dello start up e lungo il corso della loro vita imprenditoriale, in particolare nei primi anni, i più difficili, i più rischiosi. Abbiamo messo le nostre conoscenze al servizio della politica e delle istituzioni per contribuire alla realizzazione di provvedimenti ed interventi mirati, adeguati ed efficaci.
Le parti sociali devono fare la loro parte, ma devono anche essere messe in condizioni di farla al meglio, attraverso una maggiore attenzione e coinvolgimento da parte della politica. Seguiamo e monitoriamo continuamente i dati economici, i cambiamenti politici e sociali, il posizionamento dell’Italia a livello internazionale. Ma soprattutto conosciamo il mondo delle imprese. Sappiamo quali sono i loro problemi, le loro emergenze, le necessità, le loro potenzialità. Ho sentito parlare in questi giorni, a proposito della situazione economica, di chiaroscuri: è un termine che si usa molto quando non si riesce a capire la direzione in cui si sta andando. O quando gli scuri sono ancora decisamente più dei chiari.

La ripresa è debole, come abbiamo detto, ma è iniziata e dalla lotta all’abusivismo ed alla contraffazione, come abbiamo visto, può derivare un contributo fondamentale alla crescita. Ma c’è ancora molto altro da fare: fisco, credito, burocrazia, infrastrutture, occupazione, previdenza. La lista è lunga ma si tratta di questioni fondamentali per sostenere una ripresa che comincia a muovere i primi, timidi passi. Il lavoro fatto dal Governo Renzi a sostegno delle imprese, della occupazione e della ripresa dei consumi è stato egregio. Lo abbiamo condiviso e qui lo voglio ribadire. I provvedimenti hanno però aiutato in modo inversamente proporzionale grandi e piccole imprese. Voglio ricordare al Governo che anche le imprese individuali creano occupazione e una fetta consistente di Pil. Pensiamo anche a loro. Ad Expo il Presidente Renzi ha annunciato l’esonero IRAP per i dipendenti delle imprese agricole. Al sottosegretario Baretta chiedo e per i dipendenti delle imprese stagionali turistiche, quando? Il Governo ha annunciato che la legge di stabilità conterrà importanti riduzioni di tasse. Bene. Ma oltre all’annunciato taglio dell’Imu perché non puntiamo finalmente a valorizzare beni culturali, beni turistici e produzioni enogastronomiche? Tutte produzioni non delocalizzabili.

E finalmente con il “tesoretto disponibile” valorizziamo le potenzialità turistiche, in particolare del Sud. Non più sgravi generalizzati, ma finalizzati alla valorizzazione del turismo e alla ripresa economica del nostro Sud. Valorizzare il turismo, vuol dire valorizzare le piccole e medie imprese che su tutto il territorio nazionale sono l’espressione della creatività, dell’energia, della cultura e delle tradizioni locali. Sto parlando di una ricchezza enorme, sto parlando di potenzialità che hanno bisogno di essere aiutate per esprimersi al massimo.

Noi, come Confesercenti, facciamo la nostra parte e cerchiamo di farla al meglio. Cerchiamo di essere li, dove le imprese nascono, crescono, vivono e troppo spesso sopravvivono, dando loro tutto l’aiuto ed il sostegno possibile. Raccogliamo le loro richieste di aiuto, e cerchiamo di creare sempre nuovi servizi per dare risposte. E soprattutto, cerchiamo di portare i problemi di questa componente fondamentale dell’economia e della società nelle stanze della politica. Denunciamo urgenze, offriamo la nostra competenza, proponiamo soluzioni. La presenza di ospiti cosi illustri ed attenti dimostra che la nostra voce è ascoltata e che c’è la giusta sensibilità ai temi che di volta in volta solleviamo. Grazie ancora”.

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