Addio pizzo

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Perché aderire all’iniziative di Addiopizzo

I “ragazzi” del comitato “addiopizzo” rappresentano la più grande novità sul fronte della lotta al racket delle estorsioni. La loro iniziativa rappresenta l’entrata in campo della società civile, che per troppo tempo è stata assente su questo fronte. È evidente che la lotta al racket, per essere vinta, deve vedere un largo coinvolgimento di forze, e deve vedere una presa di coscienza di tutti gli attori.

Colleghi commercianti da tempo non siamo più soli, è giunto il tempo di uscire allo scoperto. Sono finiti (ma già da un pezzo) i tempi in cui l’estorsione era considerato un reato di serie B, sono finiti i tempi in cui i provvedimenti antibomba erano la principale causa di chiusura di molte attività commerciali, sono finiti i tempi nei quali chi denunciava era costretto a cambiare attività e perfino città. Pagare il “pizzo” è un danno per le nostre aziende, per la società alla quale apparteniamo, per il futuro dei nostri figli. Pagare il “pizzo” non è solo un costo economico, ma significa tradire lo stato, il convivere civile perché si finisce con il fare un patto con il sistema mafioso. Un patto che oggi può significare la richiesta di qualche migliaio di euro, domani potranno chiederci la nostra impresa e poi cos’altro ancora. Dicevo non siamo più soli, le forza dell’ordine e la magistratura raccolgono un successo dopo l’altro e nonostante alcuni provvedimenti legislativi che sembravano dare una spinta verso l’impunità, gli estortori finiscono in galera e ci restano per lunghi periodi. Più di seimila cittadini hanno pubblicamente firmato un impegno ad acquistare da quei commercianti che dichiarano di non pagare il “pizzo”, la diffusione dell’acquisto “critico” può davvero rappresentare una svolta. Io resto tra quelli fermamente convinti che pagare il “pizzo” non è mai una scelta conveniente. Il solo pensare di dovere dare una parte del mio lavoro, del benessere che potrei dare ai miei cari a qualcuno che me lo impone mi fa andare in escandescenza, e pur comprendendo le ragioni di chi paga o ha pagato, dico che è giunto il momento di dire basta. Sino a qualche tempo fa il pagamento del “pizzo” era considerata una sorta di “assicurazione”, premesso che è meglio assicurarsi con chi fa questo di mestiere, ma quale assicurazioni sono in grado di dare questi signori?, forse l’unica assicurazione che possono darti e che loro stessi non cercheranno di crearvi dei danni, ma se ognuno che entra nei nostri negozi minacciando di crearci un danno noi paghiamo dei soldi, per quanto tempo riusciremmo a tenere aperti i nostri negozi? La nostra organizzazione, da sempre, ha ritenuto il fenomeno del racket uno dei mali più gravi per il nostro tessuto commerciale, un male che ne frena lo sviluppo e che innesta nel tessuto economico dinamiche di concorrenza sleale che danneggiano tanto chi paga il pizzo che chi non lo paga, crea dinamiche di controllo dell’economia e del territorio che mettono a repentaglio la sicurezza collettiva. Il commercio è strettamente legato ai destini del territorio in cui opera, in una terra dove gli imprenditori non si entono sicuri e per questa ragione non investono, non si creano nuovi posti di lavoro, non si crea ricchezza, calano i consumi e quindi i nostri incassi, se a questo aggiungiamo

che per ottenere questo risultato pure paghiamo, dimostriamo quanto siamo folli a consentire questo stato di cose. La confesercenti ed il comitato “addiopizzo” non cercano eroi, cerchiamo imprenditori consapevoli che vogliono dare il loro contributo a sollevare le sorti del territorio nel quale sono nati, vivono e nel quale possano vivere i loro figli. Proprio perché non cerchiamo eroi è importante essere in tanti, ed è per questa ragione che Vi chiedo di aderire massicciamente alla campagna del comitato “addiopizzo”.

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