Moda. Sondaggio di Confesercenti Sicilia tra i propri associati: inizio d’anno da dimenticare per il 70% degli intervistati

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«Per il settore moda in Sicilia è un altro anno da dimenticare». A dirlo è Claudio Miceli, imprenditore del settore Moda e vicepresidente regionale con delega alle Politiche del commercio, che nei giorni scorsi ha sondato l’effetto dei saldi attraverso un centinaio di associati intervistati a campione tra le tre città metropolitane di Palermo, Messina, Catania e Agrigento in rappresentanza delle città di dimensioni più piccole: 10 quesiti che a partire dall’andamento della prima settimana di saldi allargano lo sguardo sul sentiment dei commercianti di abbigliamento e calzature nei confronti del futuro. Il risultato è tutt’altro che roseo: oltre il 70% degli intervistati giudica infatti “negativo” l’andamento della vendite durante la prima settimana di saldi e di questi, il 21% degli intervistati lo bolla addirittura come “estremamente negativo”. Le vendite vanno “sufficientemente bene” solo per il 15% degli intervistati mentre per il 49%, sono andate addirittura peggio che al via dei saldi invernali del 2021.

«É più che mai urgente che la Regione faccia sentire la propria voce con maggiore peso nei confronti del Governo nazionale – dice Miceli –Tra le misure che invochiamo in modo improcrastinabile e che ha trovato l’avallo dei nostri associati, c’è la ‘rottamazione’ delle scorte di magazzino nella misura della differenza tra l’invenduto del 2019, pre-pandemia, e quello del 2021. Questo ci permetterebbe di ammortizzare le perdite ed evitare il rischio di indebitamento se non anche di nuove chiusure».

Una paura, quella di dover chiudere o licenziare, con cui fa i conti quasi il 44% degli intervistati. Specie a Catania, il 10,5% degli esercenti che hanno risposto al questionario, ha dichiarato di aver già dovuto chiudere uno dei propri punti vendita; mentre ad Agrigento il 18% ha già dovuto effettuare tagli al personale. «Pensavamo che il 2022 sarebbe iniziato nel segno della ripresa. Omicron e l’aumento delle materie prime hanno di fatto frenato ogni segnale positivo: abbiamo ancora bisogno interventi per uscire dal tunnel».

Tra le priorità individuate da Confesercenti: il credito di imposta al 40% e la riduzione almeno al 30% della soglia di calo del fatturato (oggi al 50%) per poter aver diritto alla riduzione dell’affitto. «Serve inoltre – continua Miceli – provvedere alla sospensione delle tasse locali e ad una riduzione della pressione fiscale. Non chiediamo soldi, ma di poter contare su una maggiore liquidità per far fronte alle spese e per poter garantire anche i nostri dipendenti per cui la cassa integrazione non sempre finora è stata corrisposta in maniera puntuale».

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