Presidente CONFESERCENTI: «INVERSIONE DI TENDENZA DOPO 3 ANNI DI SALDO NEGATIVO. PERÒ È ANCORA TROPPO PRESTO PER PARLARE DI RIPRESA» Negozi nei centri storici delle città si accende un’ insegna di speranza

Centri storici deserti con negozi dalle saracinesche abbassate e dalle insegne spente. Un triste panorama che, negli ultimi anni di crisi e anche a causa del boom dei centri commerciali sorti nelle periferie, sembrava destinato a rimanere immutato. Ma su cui adesso, invece, si intravede un segnale in controtendenza. «Un primo, timido segnale di ripresa» come lo definisce il presidente di Confesercenti Sicilia, Vittorio Messina, il quale, reduce dal meeting 2015 di Perugia, spiega: «Negli ultimi tre anni, abbiamo sempre registrato un saldo negativo tra natività e mortalità delle imprese nei centri storici. Ma adesso qualcosa sta cambiando. Tanto da intravedere un segno più». Un importante segno più dato che, come afferma Salvatore Politino, direttore della Confesercenti Catania, «i centri storici rappresentano una realtà da valorizzare perché hanno una doppia funzione, economica e sociale.
Tanto che abbiamo anche chiesto all’ amministrazione comunale che vengano previsti incentivi per quegli imprenditori che decidono di investire nel centro storico». Certo, è ancora presto per mettersi letteralmente alle spalle l’ immagine di un centro storico “desertificato” ma un’ inversione di tendenza comincia a essere chiara. «Un po’ – precisa Messina – per il calo dei canoni di locazione nel centro storico. Ma anche perché l’ elevato numero di B&b ha determinato una ripresa dei centri storici con numerose attività di ristorazione e di intrattenimento». L’ avvio della ripresa italiana, secondo lo studio che Confesercenti ha realizzato con il Ref, per ora, è guidato principalmente dalla spesa delle famiglie. Infatti nel 2015 i dati sulle vendite al dettaglio hanno mostrato segnali di stabilizzazione e, quindi, la fase peggiore dovrebbe essere superata: nei prossimi anni, allora, le imprese del commercio al dettaglio torneranno ad aumentare, dopo tre anni di saldi negativi e, nel 2017, saranno 5mila. Si può quindi prevedere «uno scenario di progressivo, seppure lento, ripopolamento, anche se con profonde differenze a seconda del settore».
Questi e altri temi sono stati affrontati nel corso del Meeting 2015 che, per l’ associazione, ha rappresentato l’ occasione per fare il punto sulla crisi economica riscontrando, come ribadito dal presidente della Confesercenti Sicilia, l’ avvio della ripresa grazie soprattutto al forte traino del turismo. Le difficoltà, però, non mancano. Confesercenti evidenzia per esempio, sul fronte turismo, una dotazione in frastrutturale che «è inferiore rispetto ai competitor» e un fisco che «tartassa i turisti» in vacanza in Italia chiedendo loro circa 2,4 miliardi di euro l’ anno. Una vera e propria stangata, dovuta non solo a un’ Iva sui prodotti turistici superiore di 1,5 punti alla media europea, ma anche ad una tassa di soggiorno «particolarmente esosa». Sul fronte fiscale c’ è anche il problema, sollevato dal presidente nazionale Massimo Vivoli «della mancata estensione delle deduzioni Irap alle imprese stagionali». Ma alla voce ostacoli figura anche il grande tema dell’ abusivismo e dell’ illegalità che si può affrontare, per esempio, incrociando le banche dati di Camere di commercio, Inps e Agenzia delle Entrate. Tutte questioni, dalla tassa di soggiorno all’ incrocio dei dati, su cui il sottosegretario all’ Economia, Pier Paolo Baretta, ha promesso un impegno da parte del governo.

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